La situazione attuale è ormai nota a tutti. Se ne parla ai telegiornali, sui social, agli eventi. Un ulteriore articolo potrebbe suscitare maggiori ansie e lamentele, ma nel rispetto di tutti i nostri clienti, consumatori e rivenditori, riteniamo opportuno contribuire a mettere al corrente che la congiuntura economica sfavorevole di questo periodo ci sta portando a fare scelte che non era nei nostri programmi prendere.
Già lo scorso inverno il nostro settore ha dovuto fare i conti con l’aumento del costo della benzina. Secondo Coldiretti, la nostra associazione di categoria, il caro energia che ha riguardato l’Italia tra dicembre e febbraio ha interessato in modo tangibile la filiera agroalimentare, soprattutto perché l’85% delle merci che riempiono gli scaffali dei supermercati viaggia su strada. Gli effetti non si sono fatti sentire solo sulle imprese, ma anche sulle famiglie, che si sono visti aumentare i prezzi dei beni alimentari, una scelta che la maggior parte delle aziende non ha potuto evitare. Tra tutti i malumori che sono sorti, anche le aziende hanno il dovere di garantire il sostentamento ai propri dipendenti e l’aumento del prezzo dei propri prodotti è stata sia una conseguenza dell’aumento dei costi di materie prime e trasporti, sia una necessità per continuare a garantire la vita dell’impresa e del suo personale.
Negli ultimi mesi al caro energetico si è aggiunta anche la voce del gas a complicare l’attuale situazione economica delle piccole e medie imprese agroalimentari italiane. Tutti i segmenti della filiera stanno avvertendo l’innalzamento dei prezzi: dai campi all’industria di trasformazione fino alla conservazione e alla distribuzione.
Coldiretti ha spiegato in più eventi e interviste come per le operazioni colturali gli agricoltori siano stati costretti ad affrontare rincari dei prezzi fino al 50% per il gasolio necessario per le lavorazioni dei terreni. A questo si è aggiunta l’impennata del costo del gas, adoperato nel processo di produzione dei fertilizzanti, che ha fatto schizzare i prezzi dei concimi: un esempio è dato dall’urea, passata da 350 a 850 euro a tonnellata, un aumento del 143%.
L’aumento dei costi purtroppo non si ferma qui. Considerando l’intero settore, vediamo aumenti per quanto riguarda l’alimentazione del bestiame e il riscaldamento delle serre per ortaggi e fiori.
Il rincaro dell’energia è estremamente pesante anche nelle filiere più a valle, poiché incide anche sui costi di produzione di tutti gli imballaggi.
È evidente, quindi, come il caro energia aumenti la spesa di produzione e, di riflesso, costringa ad aumentare i prezzi dei prodotti finali.
Il comparto alimentare richiede enormi quantità di energia: nel nostro caso la quantità necessaria è davvero ingente per effettuare la surgelazione dei prodotti con la massima qualità possibile e rispettosa dei più rigidi standard internazionali.
Sono oggi quasi 100 mila le aziende della filiera agroalimentare in difficoltà per il caro energia. Coldiretti e Filiera Italia hanno riconosciuto l’efficacia degli aiuti varati dal governo in questo 2022, ma hanno giustamente espresso la necessità di un nuovo intervento più immediato. L’obiettivo va ben oltre la semplice sopravvivenza delle imprese: riguarda la difesa della sovranità alimentare dell’Italia, del nostro Made in Italy e della nostra Dieta Mediterranea.
Per giustificare l’aumento del prezzo dei nostri prodotti, presentiamo gli aumenti registrati da Coldiretti nel settore, una fonte autorevole che rende esplicite le difficoltà di questo periodo storico:
· +170% dei concimi
· +90% dei mangimi
· +129% per il gasolio
· +300% delle bollette per pompare l’acqua per l’irrigazione dei raccolti
· +30% del vetro
· +15% del tetrapack
· +35% delle etichette
· +45% del cartone
· +60% dei barattoli di banda stagnata
· +70% della plastica
Dal campo alla tavola, l’intera industria vale 575 miliardi di euro, quasi il 25% del PIL del Paese, coinvolge 4 milioni di lavoratori in 740 mila imprese agricole, 70 mila industrie alimentari, 330 mila realtà della ristorazione e 230 mila punti vendita al dettaglio. La minaccia più terribile è che questo continuo aumento dei costi, tradotto in incremento dei prezzi, possa portare oltre 2,6 milioni di italiani a chiedere aiuto per mangiare. Secondo l’indagine di Coldiretti, il 18% di cittadini ha dichiarato di aver già ridotto la qualità degli acquisti e di essersi orientato verso prodotti low cost per arrivare a fine mese. Solo il 31% degli italiani non ha ancora modificato le proprie abitudini di spesa.
Le nostre associazioni di categoria sono al lavoro per richiedere un intervento immediato delle istituzioni per provare a ristabilire un equilibrio più sostenibile nel mondo alimentare.