Non possiamo definirla una novità, bensì un forte e importante segnale che qualcosa di nuovo si sta radicando nel nostro paese: la sostenibilità si conferma determinante nelle scelte alimentari degli italiani.

Una sostenibilità dalla doppia faccia, sia ambientale che sociale, guida le scelte dei nostri concittadini attraverso i corridoi dei supermercati, alla ricerca dei prodotti giusti per la propria spesa.

Vediamo un po’ più nel dettaglio quanto è emerso dall’indagine condotta su un campione rappresentativo di circa 1.800 italiani dall’istituto di ricerca Nextplora grazie al contributo di Reale Mutua e Slow Food Italia.

Italiani sempre più sensibili a origini e sostenibilità del cibo

«La politica deve dare risposte precise e mettere in campo strumenti che consentano scelte alimentari consone e garantiscano la massima trasparenza della filiera produttiva a cominciare dalle etichette, chiare ed esaustive di tutti i valori che gli italiani vogliono ritrovare nel loro cibo».
Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia.

L’origine del cibo è un concetto che per secoli non ha mai trovato grandi argomenti di discussione. La quasi totalità delle famiglie produceva prodotti in proprio e, per le categorie in cui non era possibile, si riversava nei mercati di paese. Poi, la nascita delle grandi catene e la crescita della globalizzazione ci ha consentito di disporre di una grande varietà di prodotti proveniente da ogni parte del mondo. Questo ha prodotto vantaggi, ma anche dubbi.

Oggi, il cittadino italiano è tornato a considerare una priorità la consapevolezza e il buon gusto dei prodotti, due concetti riconducibili all’importanza dell’origine alimentare, un concetto di assoluto pregio per noi, portatori del Made in Italy.

Si nota un’elevata attenzione non solo all’origine, ma a tutte le componenti che le ruotano intorno. Infatti, le modalità di produzione, allevamento e coltivazione sono prese in considerazione dal 22% del campione (queste informazioni sono indicate sulle confezioni e le etichette). Un dato che assume dimensioni ancora più interessanti se consideriamo che tra le variabili ritenute secondarie ci sono leve del marketing come la marca, il packaging e l’aspetto del prodotto.

Inoltre, sottolineiamo come il 17% degli intervistati sia guidato nelle proprie scelte d’acquisto anche valori come la tutela delle condizioni di lavoro delle persone nelle filiere. Un dato che le aziende possono promuovere nei propri canali di comunicazione.

Freschezza e semplicità

L’origine italiana dei prodotti consente di garantire cibi freschi. La preferenza verso questa categoria è evidente: la grandissima maggioranza del campione dichiara di preferire cibi freschi, con l’86% degli italiani che li preferisce a quelli precotti, pronti o surgelati. Questa preferenza è sicuramente frutto della nostra cultura gastronomica, ma dobbiamo incrociarla con i dati riportati da altre ricerche che evidenziano come gli alimenti precotti, pronti o surgelati siano consumati da gran parte della popolazione grazie alla loro praticità e velocità d’uso.

Tutti questi dati si traducono in precise propensioni d’acquisto:

  • Il 29% compra prodotti di prossimità
  • Il 36% compra prodotti stagionali

Tra le motivazioni principali, riscontriamo in particolare che:

  • Il 30% fa queste scelte anche per sostenere le economie agricole locali
  • Il 12% le fa perché ritiene i prodotti più buoni di quelli fuori stagione e coltivati in terreni meno vocati

“I dati dell’Osservatorio Reale Mutua suggeriscono che gli italiani hanno acquisito una sempre maggiore consapevolezza rispetto ai valori legati a un cibo buono, pulito e giusto: territorialità, stagionalità e la ricerca di prodotti non processati lo testimoniano”, ci dice sempre Barbara Nappini.

Una maggiore sensibilità che può essere vista come una possibilità per nuove forme di produzione e vendita più sostenibili e ugualmente vantaggiose. Da qui, l’invito del presidente di Slow Food Italia alla politica di “dare risposte precise e mettere in campo strumenti che consentano scelte alimentari consone e garantiscano la massima trasparenza della filiera produttiva a cominciare dalle etichette, chiare ed esaustive di tutti i valori che gli italiani vogliono ritrovare nel loro cibo”.