Piatti pronti, mangiare a casa, spesa online e sostenibilità: quali cambiamenti diventano abitudine e quali abbandoniamo dopo la pandemia?

Gli alimentari hanno venduto il 15% in più durante la pandemia, un cambio obbligato di abitudini negli acquisti che resterà anche con il ritorno alla normalità. Gli italiani hanno conosciuto nuovi prodotti e sfatato dei pregiudizi su categorie verso le quali nutrivano dubbi. Hanno ritrovato il piacere di cucinare, di sperimentare piatti inediti e della tradizione. Dopo aver intercettato questi trend, l’agroalimentare guarda al post pandemia ponendosi una domanda: cosa rimane di questi trend e cosa cambia?

Eating-out vs cene fatte in casa: i piatti pronti ottengono successo

Certo, le restrizioni al settore della ristorazione sono la principale causa che ha portato le persone ad acquistare più prodotti e a sperimentarne di nuovi. Tra questi hanno dominato la classifica piatti e contorni pronti. Le ricerche pre-Covid prevedevano un aumento della categoria entro il 2025, ma il primo incontro quasi obbligato con i consumatori ne ha accelerato la crescita. Una necessità per alcuni, una curiosità per altri.

Come ha reagito chi era abituato a mangiare fuori e si è visto costretto a ricorrere a pentole e presine?

Quasi tutti ci hanno provato, buona parte ha mollato poco dopo ricorrendo al food delivery e ai piatti pronti. Avvolti da scetticismo, etichettati come “cibo per gli stranieri” che non godono della nostra gloriosa tradizione culinaria. Tutto è cambiato dopo il primo incontro: i consumatori ne sono rimasti colpiti. Amore a primo… gusto? Può darsi. I dati ci dicono che il 25% degli italiani nel post pandemia manterrà l’abitudine delle cene in casa e il merito va anche alla qualità dei piatti pronti. Giovani, coppie e chi abita da solo hanno trovato in questi prodotti dei buonissimi sostituti. I piatti pronti sono pronti a diventare da riserve a titolari.

Ma la voglia di eating-out non scompare del tutto. Stando al sondaggio di “Consumer Priorities” di AlixPartners, il 38% di italiani aumenterà la propria presenza al ristorante (e per fortuna dei nostri amici ristoratori).

Resta da capire la restante percentuale di persone se tornerà a praticare con frequenza l’eating-out, preferirà le cene a casa o, con più probabilità, mischierà le due attività.

Spesa online vs spesa in-store: la forza della comunità

Diversamente dalle aspettative, non decolleranno i consumi online: 1 italiano su 3 ha sperimentato la spesa alimentare online, ma il 73% di questi  preferisce gli acquisti in-store. Con l’avvicinarsi della fine della crisi pandemica, torneranno a popolarsi i supermercati. Molte catene di distribuzione hanno attivato servizi eccellenti per la spesa a casa, ma rimane maggiore la voglia di frequentare le vie dei reparti, avere un confronto più agevole sui prezzi convenienti e sulle promozioni.

Attenzione all’ambiente: cresce la consapevolezza

Infine, emerge una nuova coscienza alimentare tra i cittadini italiani. Il 54% degli intervistati dichiara di essere più attento all’ambiente e all’impatto delle proprie decisioni di acquisto. Per questo preferisce confezioni riciclabili e l’acquisto di prodotti di provenienza locale. Molte aziende agroalimentari già da qualche anno sono entrate nell’ottica della sostenibilità. Dopo investimenti e prese di posizioni convinte, i consumatori stanno iniziando a premiare chi mette l’ambiente al centro della propria business mission and vision.

E noi?

E noi rispondiamo! La nostra nuova Linea 100 è in arrivo e sta già prenotando il suo posto dei banchi surgelati del nord-est. Una linea di piatti e contorni pronti, con materia prima italiana e una confezione in carta 100% riciclabile.