Cosa rimane e cosa cambia nel post-pandemia?
I dati del 2020 sono stati acclamati con orgoglio e sollievo da parte di tutto il mondo food. La distribuzione moderna ha visto il settore raggiungere un aumento dell’8,4% a valore e un incremento del 7,1% a volume. Anche le cause sono state più volte spiegate: lockdown e chiusura dei locali hanno spinto le persone a una spesa che ha riempito maggiormente i carrelli.
Abbiamo anche più volte sottolineato come il reparto dei surgelati sia tra quelli che hanno registrato i tassi di crescita più elevati, toccando il +12,9%.
Daniele Gilli, direttore commerciale di IRI, ha spiegato quello che è stato il percorso che ha portato alla crescita del settore.
Nei primi mesi dello scorso anno la domanda delle categorie scorta è quella che ha avuto i migliori risultati a causa dell’effetto accaparramento. Successivamente, questa crescita si è confermata con il lockdown. Ma ancora oggi, secondo l’esperto di data analysis, questa migrazione del consumo alimentare dalla ristorazione alla casa continua a influire per il 5,5% delle vendite del settore.
I driver della Generazione Z e dei Millennials: dal phygital alla sostenibilità
L’emergenza sanitaria ha portato cambiamenti permanenti nel settore?
O parliamo solo di fenomeni passeggeri destinati a sparire con il migliorare della situazione?
Forse la paura di essersi scoperti vulnerabili, forse la scoperta di nuovi comportamenti, probabilmente l’influenza di entrambi i fattori in proporzioni differenti da persona a persona. Il fatto è che l’emergenza sanitaria ha introdotto dei cambiamenti nelle modalità di fare acquisti, nei criteri di scelta e nell’attenzione ai comportamenti attuati. Cambiamenti che sembrano essere destinati alla permanenza.
Si evidenziano delle discrepanze tra le fasce di età. L’analisi condotta da Retail Institute Italy evidenzia delle differenze tra i vari target generazionali.
Gli over 65 hanno fatto le presentazioni con l’online, la Generazione Z e i Millennials hanno approfondito la conoscenza di nuovi punti vendita e nuove modalità di acquisto digitale.
Si nota una predisposizione dei consumatori verso marche e prodotti nuovi, perlopiù scoperti online nel periodo di lockdown, ma anche una riscoperta dei negozi vicini, quelli interni ai propri comuni.
Quali cambiamenti per la GDO?
Il passaggio al phygital obbliga a ripensare la logistica; l’impiego dei big data e dell’intelligenza artificiale porterà miglioramenti all’esperienza omnicanale, con una conseguente creazione di relazioni più solido con i clienti.
Cos’è il phygital? Physical + digital. È un concetto del marketing che indica la possibilità di usare la tecnologia per costruire un ponte tra il mondo digitale e quello fisico. L’obiettivo del phygital è dare all’utente esperienze interattive uniche. In azienda si usa questo termine per definire le azioni da intraprendere per creare un ecosistema integrato in cui il mondo fisico e quello digitale convivano.
Infine, la sostenibilità aumenta ancora la sua portata e si fa sempre più tema centrale del settore (in tutti i settori!). La sostenibilità è molto importante per i giovani (le due generazioni citate) che sono disposti anche a pagare un sovrapprezzo per i prodotti eco. Secondo dei dati forniti da PwC, l’80% dei consumatori è disponibile a spendere dal 5% al 10% in più per un prodotto che abbia un minore impatto ambientale).
Come agiscono i retailer a questi cambiamenti? Diverse modalità d’acquisto, investimenti sul digitale e inversione del principio di lealtà
Dai dati al campo: gli operatori seguono i trend dal vivo, in prima persona, e rispondono all’evoluzione del consumo.
Il direttore generale di Basko, Giovanni D’Alessandro, ha spiegato di offrire ai loro consumatori sei modalità diverse d’acquisto, tra le quali rientrano sia il delivery che il click&collect (comprare online e ritirare in negozio). Lato punti vendita fisici, invece, la pandemia non ha portato cambiamenti inaspettati, ma accelerato delle tendenze che erano già in corso: crescita dei negozi di prossimità (anche con format innovativi) e crisi delle grandi superfici.
Non ha perso tempo Bennet, che ha investito nell’innovazione e trasformazione digitale come confermato dall’amministratore delegato Adriano De Zorzi. A ottobre 2020 hanno lanciato la nuova piattaforma e-commerce, con investimenti che hanno riguardato in particolare il front end per migliorare l’accoglienza dei clienti attraverso un’esperienza migliore nelle azioni di acquisto e navigazione.
Francesco Avanzini, direttore generale di Conad, ha anticipato un’imminente innovazione anche negli store fisici sulla base di una previsione post-pandemia. Secondo il retailer, processo di evoluzione dei format che era in corso nel pre-lockdown riprenderà. Le corsie obbligate saranno sostituite da piazze aperte, mentre i diversi modi di fare la spesa e fruire il food&beverage si svolgerà in un continuum che ha agli antipodi il consumo in loco e il commercio digitale e che vedrà al su interno le varie sfumature: acquisto in negozio, click&collect e delivery.
L’amministratore delegato del Gruppo VéGé, Giorgio Santambrogio, ha evidenziato un trend nuovo. È in atto un passaggio dalla fedeltà del consumatore al marchio (tipica di molti settori) alla lealtà dell’insegna verso il consumatore, che si manifesta con l’offerta di più canali d’acquisto messi a disposizione. Un modello che il dottor Santambrogio ha definito penta-touch point: home delivery diretto, click&collect, locker, piattaforme dedicate alla spesa online e piattaforme di food delivery. Cosa rimane del punto vendita? L’obiettivo è quello di offrire un’esperienza multisensoriale di qualità, che completa gli altri canali e privilegia i prodotti più ordinari.